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ROBERTO DI JULLO La Genesi del Drappellone Biblioteca Comunale Siena

COMUNICATO STAMPA → Con Roberto Di Jullo a Siena, mercoledì 8 ottobre dalle ore 17.30 presso la Biblioteca Comunale, presentazione del libro Roberto di Jullo La Genesi del Drappellone, … Un personale contributo alla straordinaria storia millenaria del Palio. Ho speso ogni singola pennellata con la passione e il rispetto e la devozione per un impegno professionale di una così grande importanza … afferma il Maestro Roberto Di Jullo, Artista abruzzese d’adozione, con un suo studio a Pescocostanzo. Professore di disegno, artista, pittore e incisore nato a Forlì del Sannio in provincia di Isernia, è stato a Siena in cerca della giusta ispirazione per il Palio. Roberto Di Jullo e dove ha già presentato una importante Mostra personale ai Magazzini del Sale, partecipando più volte a Cavalli d’Autore, Mostra collettiva che raccoglie interpreti sulla figura del cavallo. Dagli autorevoli e illustri esegesi emerge un’Opera elegante quanto delicato dipinto didascalico monumentale, capace di generare una narrazione completa e puntuale del Palio, nel pieno rispetto della tradizione, in cui non mancano cenni storici della Città, ma anche della vita dell’uomo che l’ha dipinto, Roberto Di Jullo. Un racconto, una fotografia del passato e del presente. In alto, a protezione, il volto di una Madonna bambina con velo avvolto da un’Aura di luce oro e una dedica: A te advocata nostra. Accanto una rosa blu i cui petali raccolgono due iniziali, quelle dei nomi della moglie Paola e del figlio Robert. Primo capitolo di questo racconto su tela di seta. Sotto, quasi in dialogo con la Vergine, in una tensione aspirazionale, un cavaliere che con forza propende il braccio al cielo. Indossa un’armatura segnata dalla lettera F. Un’altra dedica del Maestro all’altro figlio Federico, prematuramente scomparso, e ora protagonista nella storica battaglia di Montaperti che, nel 1260, vide le truppe ghibelline di Siena sconfiggere quelle dei guelfi di Firenze. Al centro del drappo, il secondo capitolo di grande impatto visivo. Un gruppo di dieci cavalli, elemento stilistico di Roberto Di Jullo, che trasmettono forza e impeto, caratteristiche richieste su un campo di battaglia, su un terreno dove la guerra è solo un gioco. Elemento stilistico del Maestro dove le sue figure non mostrano fissità, ma sembrano colte in un movimento di danza. Danzano i cavalli dei suoi quadri. Danzano le donne che, anche quando sono sedute e apparentemente immobili, danno vita a un respiro che ha il sapore di un’antica danza sacra di sapore classico. Le figure sembrano comunicarsi movimento e armonia; i cavalli si intrecciano in un segno che è moto e energia pura, avviluppati in un nodo che sviluppa forme nuove, materia indisciplinata e riottosa a ogni coercitiva domesticazione. Ma se l’irrequieto groppo dei cavalli occupa il centro della scena, quel che c’è intorno, dietro e sotto è un completamento concettuale che volutamente evoca e intreccia sensazioni e emozioni. Quel che si intravede dietro i cavalli che irrompono è un nembo biancastro, un’evocazione della polvere che si leva al loro galoppo. Da quell’evanescente e confuso biancore emerge una battaglia, controscena della battaglia che in primo piano si danno i cavalli, con cavalieri che si scontrano violentemente, mentre due di loro, con un gesto del braccio, sembrano indicare la figura della Madonna in quella che (si lascia all’interpretazione di chi osserva) può essere tanto un’invocazione quanto una convocazione sulla scena. Quel “Maria Mater” che sigilla l’atto finale della vittoria conquistata. La battaglia allusa, appena accennata, suggerita da di Jullo dietro le possenti muscolature in tensione dei cavalli è dunque il compendio concettuale del Palio. Velocità, potenza, scardinamento di ogni protocollo, tenzone, battaglia. Tutta questa drammaticità trova un inaspettato contrappunto nella corona di donne accovacciate e sedute, in basso, con indosso i colori delle dieci contrade, in una composizione di movimenti che, di nuovo, fa danzare le figure. Donne mediterranee, le cui forme convocano una voluta e insistita a-retoricità, sottolineata anche dalle fogge delle loro capigliature, raccolte in rassicuranti, materni, chignon. Donne evocatrici di fertilità, presentate come depositarie non solo della prosecuzione della vita fisiologica, ma anche di quella della passione, della cultura e della memoria condivisa. La Madonna sovrasta tutta la scena. Una Madonna dal volto dolce, ma dall’espressione attraversata da una sorta di segreto motivo di mestizia. Una Madonna che, in realtà, è un busto di ceramica a immagine di quella venerata in Provenzano, come ce ne sono ovunque. Il senso di questa scelta è preciso: non è un espediente iconografico frutto di ricerca di originalità, bensì la volontà di raffigurare una Madonna che non sta nei Cieli lontani; questa è la Madonna che convive con la nostra quotidianità; quella che incontriamo per la strada sui muri, e alla quale, furtivamente, velocemente, magari anche distrattamente, ma non senza partecipazione, si lancia un’occhiata. I cromatismi che illuminano il drappellone, e il loro risultante, finale concerto sottolineano proprio questo senso di serena convivenza fra immanenza e trascendenza; sciolgono le immagini di tensione in acquietanti abbandoni. Alla fine di ciò che ha creato spasimo c’è qualcosa che ci avvolge, ci rassicura, ci dà fiducia e speranza. Roberto Di Jullo è riuscito a unire in questa composizione irruenza, serenità, inquietudine, ironia.

 


 

ROBERTO DI JULLO La Genesi del Drappellone Biblioteca Comunale Siena Biografia breve

Roberto Di Jullo (Forlì del Sannio, 1945) è un pittore, incisore, scenografo e professore di disegno italiano, spesso definito Il pittore dei cavalli per il tema equestre ricorrente nelle sue opere. La sua carriera artistica si è sviluppata in più ambiti e luoghi chiave: dalla collaborazione con la RAI negli anni ’60-70, alle scenografie per il Festival di Spoleto (1967), passando per le esposizioni nell’ambiente storico del Caffè Greco di Roma, fino ai traguardi più recenti legati al Palio di Siena (drappellone di luglio 2023) e alla Giostra Cavalleresca di Sulmona in Abruzzo. Di seguito si presenta una sintesi dettagliata delle attività di Di Jullo in questi contesti, una timeline cronologica dei principali eventi della sua carriera, e un elenco ragionato di fonti documentarie utilizzate. Ogni informazione riportata è basata su fonti verificabili, con attenzione a distinguere dati confermati da eventuali aspetti da approfondire. Roberto Di Jullo si trasferisce a Roma a metà degli anni ’60, dopo la formazione all’Istituto d’Arte di Isernia e studi di scenografia alle Accademie di Napoli e Roma 3. In questo periodo avvia una collaborazione decennale con la RAI Radiotelevisione Italiana come disegnatore per i servizi del Telegiornale, contribuendo alla realizzazione grafica dei notiziari televisivi per oltre dieci anni. Tale ruolo di illustratore al centro di produzione RAI di Roma implicava la creazione di bozzetti, grafici e immagini a supporto delle notizie nei telegiornali nazionali. La collaborazione si estese dalla fine degli anni ’60 sino alla metà circa degli anni ’70, periodo in cui il nome di Di Jullo compare nei crediti di vari servizi RAI. Questo aspetto della sua carriera è meno visibile al grande pubblico (essendo un lavoro dietro le quinte), e per dettagli aggiuntivi sui contributi specifici sarebbe necessario consultare archivi interni RAI o numeri d’epoca di Radiocorriere TV – fonti primarie non digitalizzate al momento. Resta però documentato che l’esperienza RAI fu fondamentale per Di Jullo, permettendogli di affinare le sue abilità grafiche e di Art director in ambito televisivo. Parallelamente, già dal 1967 Di Jullo decise di dedicarsi maggiormente alla ricerca pittorica personale e alle esposizioni d’arte segnando l’inizio della transizione dalla grafica televisiva all’attività artistica a tempo pieno. Tra le prime esperienze di spicco di Di Jullo come Scenografo figurano le collaborazioni con il Festival dei Due Mondi di Spoleto negli anni ’60. In particolare, nel 1967 Di Jullo realizzò le scenografie per quattro commedie teatrali d’Avanguardia messe in scena a Spoleto. Opere firmate dagli Autori Gian Carlo Celli e Giordano Falzoni, figure di punta del movimento del Nuovo Teatro italiano in quegli anni. Queste produzioni furono presentate come parte di un contro-festival della rassegna spoletina, sperimentale e fuori dagli schemi tradizionali. L’ambiente culturale era quello vivace della neoavanguardia: Gian Carlo Celli (spesso citato anche come Giancarlo Celli) organizzò a Spoleto ’67 un piccolo festival alternativo, mentre Giordano Falzoni – Artista poliedrico, Pittore e Drammaturgo – portò in scena testi innovativi. Di Jullo curò l’allestimento scenico di queste pièce, contribuendo con soluzioni scenografiche audaci adatte al linguaggio sperimentale. Fonti d’epoca sottolineano come nel 1967 a Spoleto andassero in scena eventi cardine del Nuovo Teatro (ad esempio Il Principe Costante di Jerzy Grotowski) e, accanto a essi, l’iniziativa Off di Celli e Falzoni fece scalpore come antifestival innovativo. Le scenografie di Di Jullo, sebbene documentate principalmente attraverso citazioni nei programmi e ricordi dei protagonisti – si inserirono in questo contesto pionieristico. In mancanza di cataloghi online delle edizioni ’67, ulteriori dettagli (come fotografie di scena o recensioni sulle riviste Sipario o Paese Sera dell’epoca) andrebbero ricercati in archivi teatrali fisici. Ciò nonostante, l’esperienza spoletina resta una tappa confermata e significativa: fu il trampolino che vide Di Jullo passare dal laboratorio delle cantine romane del teatro d’avanguardia a un palcoscenico internazionale, affinando la propria visione artistica nell’interazione tra Arti visive e performance teatrale. Stabilitosi a Roma dal 1966, Di Jullo entrò a far parte del fermento culturale romano frequentando luoghi storici degli Artisti come l’Antico Caffè Greco in Via Condotti. Il Caffè Greco, noto sin dal XIX secolo come ritrovo di Pittori, Scrittori e Musicisti, ospitò nel Novecento piccole Mostre e incontri artistici a cui Di Jullo prese parte. Una testimonianza tangibile del legame tra l’Artista e questo locale è la presenza di una sua opera nella Collezione del Caffè: nel 2000 Roberto Di Jullo ha infatti donato un suo dipinto al Caffè Greco, rinnovando la tradizione secolare secondo cui gli Artisti habitué lasciano un’Opera in segno di omaggio. L’Opera in questione, intitolata Disputa. Coppia di cavalli in lotta (olio su cartone, 20,5×30,5 cm), raffigura due cavalli impegnati in una lotta e porta sul retro una dedica autografa di Di Jullo a Lucio Michele Jozzi, Presidente del Caffè Greco. Nella dedica l’Artista indica la volontà di offrire tre cavalli per il Caffè Greco, proseguendo quel costume iniziato dai grandi maestri ottocenteschi che frequentavano il locale. Dal commento critico associato alla scheda catalografica del dipinto emergono le intenzioni poetiche di Di Jullo: i suoi cavalli – privi di sella e briglie, criniere e code al vento – simboleggiano forza, libertà ed eleganza formale, in linea con la sua cifra stilistica improntata a dinamismo e visionarietà. Oltre a questa presenza nella raccolta del Caffè Greco, non si escludono partecipazioni di Di Jullo a mostre collettive o eventi artistici organizzati nel celebre caffè romano, soprattutto durante gli anni ’70 quando la scena artistica locale vedeva sovente esposizioni in spazi non convenzionali (gallerie, caffè storici, …). Tuttavia, la ricerca nei database online non ha restituito articoli specifici di quegli anni su esposizioni di Di Jullo al Caffè Greco. È possibile che eventuali recensioni o annunci di mostre al Caffè Greco con la sua partecipazione compaiano sulla stampa dell’epoca (ad es. Il Tempo, Paese Sera o bollettini d’Arte romani), fonti ad oggi non digitalizzate. In mancanza di ciò, la testimonianza della”Disputa” del 2000 resta un elemento significativo: attesta come Di Jullo fosse riconosciuto tra gli Artisti legati al Caffè Greco e come abbia voluto lasciare un segno tangibile in quello spazio iconico dell’Arte capitolina. Negli anni più recenti Roberto Di Jullo ha stretto uno speciale legame con la città di Siena, culminato con l’incarico di dipingere il Drappellone (o cencio) per il Palio del 2 luglio 2023. La scelta dell’Artista è stata ufficializzata dalla Giunta comunale di Siena il 14 febbraio 2023, allorché sono stati deliberati inomi dei Pittori dei due Palii annuali (Di Jullo per luglio e Marco Lodola per agosto 2023). Di Jullo, molisano d’origine ma abruzzese d’adozione, si è trasferito a Siena per alcuni mesi per immergersi nell’atmosfera cittadina e trarre ispirazione. Il Drappellone da lui realizzato, dedicato alla Madonna di Provenzano, secondo la consueta tradizione del Palio di luglio, è un dipinto su seta dal forte valore narrativo e simbolico, in equilibrio tra rispetto della tradizione e tocco personale dell’Artista. Come rilevato nelle note ufficiali del Comune di Siena, l’Opera si presenta come un elegante quanto delicato dipinto didascalico, capace di generare una narrazione completa e puntuale del Palio nel pieno rispetto della tradizione, intrecciando riferimenti storici della città e vicende biografiche dell’Autore. In alto, al centro del Drappellone, campeggia il volto di una Madonna bambina velata e aureolata d’oro, la Madonna di Provenzano, accompagnata dal motto in latino A te advocata nostra, invocazione tradizionale a Maria. Accanto alla Vergine è dipinta una rosa blu i cui petali racchiudono due iniziali, P e R, omaggio affettuoso ai nomi della moglie Paola e del figlio Robert di Di Jullo. Si tratta, come è stato detto, del primo capitolo del racconto su tela, che l’Artista ha voluto dedicare alla famiglia oltre che alla città. Più in basso, in dialogo ideale con la Madonna, si erge la figura di un cavaliere in armatura che leva con forza il braccio verso il cielo. Sull’armatura spicca la lettera F, un’altra dedica personale, rivolta all’altro figlio di Di Jullo, Federico, prematuramente scomparso. Il Cavaliere rappresenta infatti il condottiero di Montaperti, la storica battaglia del 1260 in cui Siena riportò una leggendaria vittoria su Firenze, con la lettera F ad indicare proprio Federico nei panni di un eroico combattente senese 20. Questa potente iconografia fonde il ricordo privato con la storia cittadina, aggiungendo un livello di commozione personale al drappellone. Al centro della composizione si sviluppa poi il secondo capitolo dell’Opera: un gruppo vorticoso di dieci cavalli incorsa, elemento tipicamente riconoscibile dello stile di Di Jullo. I cavalli galoppanti, dipinti senza fantini in groppa, con criniere al vento – trasmettono un senso di forza, impeto e fluidità; qualità indispensabili tanto su un campo di battaglia medievale quanto sull’anello di tufo di Piazza del Campo durante la carriera del Palio. Fra i corpi e i movimenti dei cavalli si scorgono ulteriori simboli: ad esempio, sullo sfondo emergono stemmi araldici che rappresentano i luoghi del cuore dell’Artista, lo stemma del Comune di Pescocostanzo (residenza e studio di Di Jullo in Abruzzo) e quelli di Siena, della Regione Molise (sua terra natale) e della Regione Toscana 23. In questo modo Di Jullo ha voluto firmare l’Opera con la propria identità geografica, come a intrecciare la propria storia personale con quella senese all’interno del drappo. L’intero drappellone, presentato ufficialmente nel Cortile del Podestà il 26 giugno 2023 alla presenza del Sindaco e dello storico Duccio Balestracci (che ne ha curato l’illustrazione critica), è stato accolto con grande interesse. Balestracci nel suo discorso ha intitolato l’Opera Il pittore dei cavalli che danzano, sottolineando come Di Jullo sia riuscito a inserire nel Palio sia i cliché iconografici tradizionali (la Madonna protettrice in alto, i putti angelici, gli stemmi delle contrade disposti a corona, …) sia elementi innovativi e personali che arricchiscono il racconto. Ad esempio, oltre alle dediche familiari già menzionate, vi è la rappresentazione di un putto che sparge polvere (richiamo alla polvere alzata dai cavalli in corsa, a dividere idealmente sacro e profano) e l’inserimento della conchiglia di Piazza del Campo stilizzata nello slancio circolare dei cavalli. Il risultato finale, come sintetizzato dalla stampa, è un drappellone ricco di colori, movimento e armonia, in cui passato e presente si fondono in un’unica narrazione visiva Ha evidenziato che la presenza di Di Jullo a Siena non si esaurisce nel Drappellone 2023. Già negli anni precedenti l’artista aveva instaurato un rapporto con la città del Palio attraverso mostre pittoriche incentrate sui cavalli. In giugno-luglio 2019 ha tenuto a Siena la personale Cavalli in Palio presso i Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico, esponendo opere equestri proprio nel luogo simbolo della civiltà paliesca. Successivamente ha partecipato alle edizioni 2021 e 2022 della collettiva Cavalli d’Autore al Complesso Museale Santa Maria della Scala, una mostra che riunisce artisti contemporanei interpreti della figura del cavallo 25 26. Infine, contestualmente al Palio di luglio 2023, Di Jullo ha inaugurato la Mostra A cavallo! (19 giugno – 7 luglio 2023) a Palazzo Sansedoni, curata da Vernice Progetti Culturali, presentando una selezione di suoi dipinti equestri storici e nuovi in omaggio alla tradizione senese. Tali eventi, patrocinati da istituzioni locali, testimoniano la vicinanza elettiva tra l’artista e Siena: Di Jullo ha fatto propri i soggetti iconografici senesi (il cavallo su tutti) rileggendoli attraverso il suo stile onirico e dinamico, al punto che la città lo considera ormai un Artista di casa. Non a caso, a margine del Palio 2023, l’Accademia della Crusca (per mano del suo presidente onorario Francesco Sabatini, abruzzese come Di Jullo) ha voluto conferire all’artista un premio di riconoscimento per aver reso onore alla festa senese tramite la sua opera pittorica 27. In sintesi, Siena rappresenta per Di Jullo sia un traguardo professionale importantissimo – la realizzazione del drappellone – sia un luogo di continue collaborazioni artistiche, un connubio tra Territorio e Arte che arricchisce reciprocamente l’uno e l’altra. Sulmona: la Giostra Cavalleresca, il Premio Pratola e connessioni con Siena. Un ulteriore capitolo della carriera di Roberto Di Jullo si sviluppa in Abruzzo, terra dove vive e opera (a Pescocostanzo, AQ). In particolare, Di Jullo ha contribuito alle manifestazioni storiche equestri locali, stabilendo un filo conduttore ideale tra la Giostra cavalleresca di Sulmona e il Palio di Siena. In passato l’Artista ha dipinto il Palio – ovvero il drappo assegnato al vincitore – della Giostra Cavalleresca di Sulmona, tradizionale torneo in costume che si tiene annualmente nella città ovidiana. Questo lo ha reso ben noto anche al pubblico abruzzese, tanto che nel 2022 gli è stato conferito il Premio Nazionale Pratola, riconoscimento attribuito nell’ambito dell’omonima kermesse culturale organizzata a Pratola Peligna (AQ). Di Jullo è stato premiato per i suoi meriti artistici e per aver dato lustro, attraverso la sua arte, alle tradizioni locali – un preludio ai successivi impegni in terra toscana.Le affinità tematiche tra Sulmona e Siena nel percorso di Di Jullo sono evidenti e critici d’arte le hanno sottolineate. Entrambe le città ospitano celebrazioni in cui il cavallo è protagonista (la Giostra abruzzese e il Palio senese), ed entrambe hanno beneficiato dell’estro di Di Jullo nel raffigurare questo animale simbolico. L’Artista ha saputo adattare la propria iconografia equestre ai diversi contesti: per Sulmona ha creato un drappo in stile araldico-rinascimentale integrando i colori dei borghi sfidanti, mentre per Siena ha adottato uno stile più narrativo e storico come visto. Ciò che accomuna le due esperienze è la sua capacità di far danzare i cavalli sulle tele, trasmettendo energia e coinvolgimento emotivo. Non a caso, un articolo locale ha titolato: Dalla Giostra di Sulmona e il Premio Pratola al Palio di Siena, a indicare il filo che conduce Di Jullo dalle sue radici artistiche abruzzesi fino alla ribalta senese. Questa continuità è visibile anche sul drappellone di Siena 2023, dove – come detto – figuralo stemma di Sulmona/Pescocostanzo accanto a quello di Siena, quasi a suggellare il gemellaggio spirituale tra le due realtà attraverso l’Arte di Di Jullo. In termini di riconoscimenti, oltre al Premio Pratola 2022, va ricordato che Di Jullo ha ottenuto numerosi attestati di stima durante la sua lunga carriera, sia a livello locale che nazionale. Già negli anni ’80 e ’90 la critica abruzzese e molisana ne lodava l’attività incisoria e pittorica; nel 2011 gli fu commissionata la realizzazione di una Pala d’Altare, la cosiddetta Pala della Crusca, su incarico del linguista Francesco Sabatini per l’Accademia della Crusca, opera che unisce lingua e Arte visiva. Tali onorificenze e incarichi mostrano la versatilità e la stima di cui gode il Maestro Di Jullo in contesti diversi. Infine, sebbene Siena rappresenti uno degli apici della sua attività recente, Di Jullo continua a essere attivo anche nella sua regione: ad esempio ha partecipato come ospite d’onore a eventi culturali in Molise (sua terra natale) e Abruzzo, tra cui presentazioni di libri sulla sua opera e retrospettive locali. In occasione dell’estate 2024 è stato presentato a Forlì del Sannio un volume monografico Roberto Di Jullo, accompagnato da una Mostra, segno che la ricerca sulla sua figura è in evoluzione e che rimangono pagine della sua Storia artistica ancora da approfondire. In conclusione, l’itinerario artistico di Roberto Di Jullo abbraccia diversi luoghi e ambiti, ma ovunque egli abbia operato emergono alcuni tratti comuni: la passione per la figurazione dinamica (specialmente dei cavalli), l’abilità nel coniugare tradizione e innovazione, e una dedizione totale all’Arte in tutte le sue forme (dalla Scenografia teatrale, alla Grafica televisiva, fino alla Pittura pura). Le tappe descritte, RAI, Spoleto, Caffè Greco, Siena, Sulmona, rappresentano altrettanti tasselli di un mosaico creativo coerente, il cui filo rosso è la continua ricerca espressiva e la volontà di dialogare con il patrimonio culturale dei luoghi.