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Gianpaolo Berto 80° Ricordando ieri

COMUNICATO STAMPA Gianpaolo Berto Ricordando ieri Si inaugura a Roma Venerdì 5 Marzo alle ore 18.30 con Musiche liriche eseguite dalla Cantante lirica Salvina Maesano, la Mostra personale del Maestro Gianpaolo Berto, Decano dell’Accademia di Belle Arti di Roma, in occasione dei suoi ottanta anni, ideata e curata da Francesco Ruggiero e coordinata da Vittorio Ciardo, con la presentazione di Sergio Garbato. In Mostra una selezione di Opere scelte tra i cicli pittorici che hanno caratterizzato e diversificato il percorso artistico del Maestro Berto.

… In realtà, non sono mai andato via veramente dal Polesine … prende la parola l’Artista … Certo, vivo a Roma da oltre cinquant’anni, ormai, ma sempre più spesso ho la sensazione di stare in una periferia lontana del Polesine: chi arriva da Rovigo è costretto ad imboccare la via Salaria e io, appunto, abito qui. E come se il Polesine fosse l’orto di casa mia, pieno di fascino e verità. Vista da Roma, la terra in cui sono nato ritrova tutta la sua magia, sfumata dalle nebbie e inzuppata di acque misteriose. II Polesine e Venezia si possono immaginare e dipingere solo da lontano, come se fossero un sogno ricorrente.

Così, ci racconta Sergio Garbato, Gianpaolo Berto nato adriese, Artista dal respiro profondo e naturale, che era passato per il Polesine come una meteora, approda a Roma.
L’esordio risale a un giorno lontano del 1956, in cui il Poeta rodigino Livio Rizzi aveva aperto le porte della prestigiosa ed esclusiva Piccola Galleria del Polesine alla prima Mostra personale di un Pittore appena sedicenne, che pero era già un Artista vero, con storie di malattia alle spalle, conflitti familiari, notti insonni e frustrazioni, capace di trasformare tutto in Pittura come una specie di Re Mida.
Gianpaolo Berto, appunto.
La sua era una Musa tragica, che si traduceva in volti espressionisti che illividivano verdastri su fondi scurissimi. E in quelle tele tormentate l’Anima si traduceva in un dolore che sapeva essere cosmico.
Tra i diciassette e i venti anni, Berto aveva dipinto almeno un paio di quelle Opere, che, al di là dell’occasione e del luogo, restano nel tempo e subito entrano nell’immaginario. I consunti e un drammatico Cristo.
Dove trovasse tanta sofferenza e tanta forza espressiva un ragazzo di quell’età è ancora un mistero. Certo è che quelle Opere, viste con l’occhio ingordo e disincantato di oggi, non hanno perso neanche un grammo della loro forza e del loro fascino, che aveva lasciato letteralmente stupefatti Maestri come Tono Zancanaro e Carlo Levi, che avrebbe voluto portarselo subito a Roma.
E, in effetti, a Roma Berto ci andò veramente, appena qualche anno dopo, e ci rimase dipingendo un’infinità di quadri, talmente numerosi che se ne può dar conto solo in modo approssimativo, diventando un Maestro dell’Incisione e della Grafica, talmente esperto e sottile come stampatore, che Guttuso e De Chirico, per dire dei maggiori, lo prediligevano più di qualsiasi altro.
Fatica improba, allora, e soprattutto vana quella di costringere un Artista come Berto entro i limiti di un’etichetta o di poche e supreme Opere. Il fatto è che per Berto il tempo è caratterizzato da un borġesiano andamento circolare, il che vuol dire che un’Opera non è mai finita, o meglio non sono mai finite le implicazioni che essa porta con sé.
Non soltanto l’Artista ne fornisce una serie di versioni diverse, quasi volesse saggiare e spezzare la resistenza del soggetto, ma continua, a fasi alterne e a distanza di anni, a tornarci sopra, caricando il primo segno del peso di tutti quelli che sono venuti dopo e di una favolosa stratificazione cromatica. Non appare, perciò, strano che, per qualche decennio, Berto abbia incominciato o concluso la sua giornata disegnando un ritrattino di J.B., sempre uguale a sé stesso, come un monogramma, ma anche un modo di far incespicare la punta della matita sul foglio. E non stupisce più di tanto che abbia promesso a un vecchio amico, in ricordo di una collaborazione antica che non c’era stata, una serie di illustrazioni per Poesie che questi non ha ancora scritto e probabilmente non scriverà mai.
Il filo del tempo, per Berto, non è diverso da quello di una matassa che diventa gomitolo.
Ogni Mostra diventa, allora, il sogno di un ritorno al paesaggio delle origini, mentre le Opere si accavallano e si accalcano intorno a se stesse, in un continuo andare e venire e articolarsi per temi, per subito fuggire in altre direzioni e ricominciare daccapo, con Alessandro, autometafora infantile dell’Artista e Carlo Levi trasformato in contradditorio prototipo paterno, che spiano o si affacciano da un quadro all’altro, con composizioni che riflettono sulla natura eterogenea della mercificazione per riscattarla in assemblaggi che ripescano tutto quanto viene disperso o perduto.
Vorrei fare un Museo che raccogliesse tutto quello che si scarta … sottolinea il Maestro Berto.
Le Opere proposte somatizzano la riorganizzazione, ma anche la trasfigurazione, dell’immagine in composizioni che esaltano il volto e il corpo della donna, la sostanza delle cose e l’autenticità dei segnali, il sogno e il colore, la Poesia e la materia, trasformando l’Artista nel Maestro di una metamorfosi ininterrotta

APPUNTI BIOGRAFICI Gian Paolo Berto è nato a Adria, Rovigo. Ha iniziato a dipingere come autodidatta in giovanissima età e a soli sedici anni ha tenuto la sua prima Mostra nella Piccola Galleria del Polesine a Rovigo.
In quella occasione, Tono Zancanaro e Carlo Levi apprezzano le Opere del giovane Artista.
E poco più tardi sarà proprio Carlo Levi, riferimento imprescindibile e costante, ad accogliere Berto nel suo studio romano stabilendo con lui un rapporto profondo durato tutta la vita.
Zancanaro, dal canto suo, introdurrà il giovane nel mondo della Grafica, sollecitandolo a una … poetica di intrecci, contaminazioni, velature, segni che rimandano da un archetipo all’altro e da un’intuizione all’altra, in un processo di conoscenza.
A Roma, Berto intreccia rapporti con i massimi Artisti del tempo, da Renato Guttuso e Giorgio De Chirico a Ugo Attardi, Enotrio Pugliese, Pino Reggiani, Anna Salvatore, Marino Mazzacurati, Nato Frascà.
Ma sono altrettanto importanti nella sua formazione gli incontri e i rapporti con personaggi come Braibanti e Pasolini e soprattutto Berenice, Jolena Baldini.
I critici più attenti riconoscono che nell’Opera di Berto, nonostante le molteplici frequentazioni di Artisti dalla formazione, Cultura, linguaggio, tradizione e forme espressive diverse, rimangono immutate le sue peculiarità pittoriche e la sua innata polesanità.
A partire dagli anni Sessanta a tutt’oggi, Berto ha tenuto numerosissime Mostre in Gallerie private e pubbliche, in Italia e all’Estero, invitato a importanti appuntamenti internazionali di Grafica e Pittura. Fondamentale nella vita e nell’Opera di Berto è l’attività didattica, che interpreta come mutuo scambio tra Maestro e Allievo.
Per quarant’anni ha insegnato Tecnica dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Roma, continuando a seguire e migliorare il percorso artistico dei suoi Allievi anche dopo l’Accademia.
Fra le Opere illustrate Pinocchio, I promessi sposi, L’isola del tesoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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