Salvina Maesano, Barbara Begala, Barbara Cattabiani Incanto Verdiano Casa dell’Aviatore Roma
COMUNICATO STAMPA → Alla Casa dell’Aviatore di Roma in Viale dell’Università 20, giovedì 22 novembre 2018 dalle ore 19.30 Concerto a cura di Francesco Ruggiero, coordinato da Javier e Luciana De Angelis, dal titolo Incanto Verdiano Donne per le Donne, insieme le protagoniste Salvina Maesano voce lirica, Barbara Begala voce recitante, Barbara Cattabiani al pianoforte, interpretano le performance tratte da Fenena con Oh, Dischiuso è il firmamento dal Nabucco di Giuseppe Verdi, Principessa Eboli con O don Fatale dal Don Carlo di Giuseppe Verdi, Amneris, Radamès con Già i Sacerdoti adunansi dalla Aida di Giuseppe Verdi, Azucena con Stride la Vampa Condotta ell’era in ceppi da Il Trovatore di Giuseppe Verdi, chiudono la Serata di Gala con il Brindisi di Lady Macbeth dal Macbeth di Giuseppe Verdi. Incanto verdiano è … dalla presentazione di Francesco Ruggiero … l’aria vorticosa dello Spirito risorgimentale, pervasa in bubbolii lontani di forti cirri e nembi di addensamenti folli di persone che a gocce, a micce, a schegge, ebbre di fuoco, nell’arcobaleno dell’idealità, s’impaludava del rosseggiare all’orizzonte della volontà. Come fu anche di quel Vate che ebbe i suoi Notturni in … selve oscure … dove si scende fino in fondo per tornare a … rimirar le stelle … e … in navigli più leggeri giungere sino al Paradiso terrestre di un’Italia neoplatonica, che s’apre come un fiore a forma di Europa nell’idealismo magico di Novalis e nell’opera di Mazzini, il Dante di Verdi. Dante fu guidato nel Paradiso terrestre da tre donne, vestite l’una di rosso rubino, l’altra di bianco diamante e l’altra di verde smeraldo. Così tre donne guidano il Dante interiore di ogni spettatore nel giardino invisibile dei flussi aerodinamici del rosso della musica, il verde del canto lirico e il bianco adamantino del teatro. L’aria si fa cristallo brunito in silenzioso rispetto che carica di luce il manifestarsi della volontà delle nostre Artiste in fuoco creativo come un Efesto che forgia a Diana il suo arco, di potenza espressiva come nascita sacra del loro potere di libertà d’imprimerla. Contemplare le Artiste si trasforma quindi in rispetto. Il rispetto carica l’aria di elettrico silenzio intensificato che prende vita tra le dita della Pianista, nella voce lirica della Cantante e le gesta, austere di forza, dell’Attrice, creatrice di novella intensità greca tragica. Il canto forte e deciso come una rossa mènade tibetana batte il piè pulsante intinto nella polpa dei cuori e icareggia in pindarici decolli dall’antro delfico dell’ugola della Cantante lirica, plana liquido e pulsante d’intensità con acuti avvitamenti nei cuori e nelle membra di chi ascolta l’interiorità di corolle d’idee che scintillano di litio nell’acqua dell’inconscio. Le milizie delle involuzioni canore nate dalla galleria del vento della sua voce che si perpetua nelle criniere degli elmi invisibili, viene guidato dalle possenti correnti magnetiche della tastiera che nei vortici universi degli uditi batte forte e piano battaglie di note di grandi sentimenti gonfi di leggiadre albe e di tempestosi tramonti nella luce delle note portate alla vita dalle sapienti mani. Tutto prende forma plastica, viva di neoclassico dinamismo verdiano nelle membra dell’apollinea messaggera che si alchimizza in dionisiaca attrice invasa dall’ybris nella danza decisa di un corpo ispirato che, in voce e gesta, raggela le presenze con il pathos medèo della Zingara del Trovatore che, per errore, getta nel fuoco suo figlio. Adotta felicemente la tecnica pirandelliana della scena che affluisce ipercubicamente nella platea, come un dramma olografico. Così prende vita nello spazio l’incanto verdiano, stella nel cielo dell’Arte, come un lungo racconto, itinerario di un viaggio senza fine.
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