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ANTONELLA CAPPUCCIO Il Gioco dell’Arte seconda edizione Mediterraneo


COMUNICATO STAMPA Curata da Marco Bussagli e Francesco Ruggiero, coordinata da Javier, si inaugura a Roma, dopo un decennio di assenza, la Seconda Edizione della Mostra Il Gioco dell’Arte, dedicata all’Artista Antonella Cappuccio. In Mostra Opere di grande impianto scelte dal ciclo pittorico Mediterraneo. Questa Seconda Edizione della Mostra si inaugura Venerdì 25 Marzo alle ore 18 nelle Sale Espositive della Galleria Accademie. Patrocinato dalla Regione Lazio l’evento è presentato da Federazione Artisti e dalla Fondazione Premio Antonio Biondi. Questa Seconda Edizione della Mostra Il Gioco dell’Arte dedicata al Mediterraneo e alle sue Sirene si inaugura con l’esecuzione di Arie d’Opera interpretate da Salvina Maesano e rimarrà aperta tutti i giorni, esclusi i festivi, prorogata al 28 Aprile 2022. Disponibile in Mostra il Catalogo generale e la Monografilm DVD di Antonella Cappuccio Il Gioco dell’Arte realizzata con la regia di Margot Ruggiero.… L’articolata esposizione del percorso creativo di Antonella Cappuccio, testimonia Marco Bussagli, non sarebbe completa se non avessimo l’accortezza di richiamare l’attenzione su un altro aspetto della poetica dell’Artista. Mi riferisco all’impiego di quelle che mi diverto a chiamare tecniche non convenzionali, le quali sono una costante nel modus operandi nella sua produzione decennale … Nella Pittura di Antonella, le scene si apparecchiano come il palcoscenico del teatro; solo che sulla tela restano ferme in attesa che lo sguardo dell’ammiratore di turno, complice e felice, vi si posi sopra per portarle a nuova vita, nella Anima di ciascuno. È questo il gioco della Pittura e quando la Pittura non basta più, allora, i personaggi possono uscire dalla cornice e conquistare lo spazio circostante. In questo ciclo pittorico, dedicato al Mediterraneo, il rapporto della Pittura di Antonella Cappuccio con la misteriosa profondità dell’acqua risale al 1983 con l’Opera intitolata Subacqueo di cui si dirà più avanti e che contiene in embrione le premesse per un soggetto che la Pittrice di Ischia svilupperà vari decenni dopo, ossia le Sirene. A queste figure mitiche, infatti, è dedicata una serie importante, visibile in questa Mostra, che utilizza materiali inusitati, non per Antonella, come il plexiglass che vuole mimare la trasparenza dell’acqua. Sebbene legate al mare da sempre, tuttavia, in origine, furono descritte come volatili dalla testa di donna, capaci di canti melodiosi e inimitabili che Platone collocò sulle sfere del cosmo per diffondere nell’universo l’armonia di Ananke, la Necessità. Con la fine dell’antichità, ad iniziare dall’VIII secolo della nostra era, le Sirene assumeranno l’aspetto di splendide fanciulle nude con la coda del pesce al posto degli arti inferiori. A quest’iconografia si ispira ovviamente Antonella che, però, ha voluto legare queste figure mitiche alle isole che punteggiano i mari italiani. Se non fosse una fanciulla, sarebbe quasi un Orfeo subacqueo quello che compare in primo piano, anche se, in realtà, è una citazione dal rilievo laterale del Trono Ludovisi. Questa presenza musicale negli abissi suscita la poesia del profondo, con un rimescolio di sentimenti che vanno dalla serenità luminosa del pelago inondato dal sole all’agitazione misteriosa del baratro. È il suono silente diffuso in tutto il quadro, ad attrarre i giovani nudi che nuotano sott’acqua incuriositi. È questo il vero protagonista del muto racconto dell’Opera. Non è un caso, infatti, che l’altro titolo sia Il flauto magico. Fascinose e sensuali le sirene popolano il mare dipinto da Antonella su questi enormi fogli trasparenti che sembrano aver avuto la capacità di rendere solida l’acqua. C’è una grande macchia azzurra che sembra il risultato di una secchiata di cielo caduta in mare. È quella l’Anima del quadro, attraversata dal giovane che si è tuffato alla ricerca di quelle straordinarie creature nate dalle leggende e dai racconti dei marinai. Sono le Sirene. Le troverà? Chi può dirlo. Sono trasparenti come l’acqua e pure noi facciamo fatica a individuarle perché si confondono fra le onde. Se, però, riusciamo a vederle il nostro cuore si riempie di gioia e la fantasia si trasforma in Arte, quella di Antonella Cappuccio. Sono belle, sensuali, le Sirene e s’innamorano. Lo sa bene la pittrice di Ischia che di mare se ne intende e che, forse, le Sirene le ha viste davvero. Di certo le ha dipinte, come in quest’Opera dove, nella grande macchia dell’azzurro che può essere di cielo e di mare insieme, un uomo e una Sirena si abbracciano. Lui è su di lei e l’abbraccia da dietro mentre i capelli della leggendaria creatura sembrano l’ectoplasmica chioma di una medusa. È in Mostra anche l’Opera dal titolo Lampedusa, isola da dove le sirene sono fuggite per il suo mare striato dal rosso del sangue versato dai migranti dispersi. Restano solo i corpi galleggianti ed esanimi sui quali si posano sguardi impietositi. Qualcuno si salva e allora gli occhi profondi di quei poveri uomini ci guardano fissi come a rammentarci le nostre responsabilità, quelle delle persone che si voltano dall’altra parte. Tutto questo vuole esprimere Antonella Cappuccio con la sua Opera che è una muta denuncia e una sollecitazione alla nostra coscienza. Il mare può essere la salvezza, ma pure il baratro dove ci s’inabissa. La serie sulle Sirene continua con la realizzazione di una sorta di serie nella serie. Infatti, Antonella dedica altre Opere a queste leggendarie creature che adesso finiscono per diventare le interpreti dell’Anima più intima delle varie isole dell’arcipelago delle Lipari o Eolie. Una Anima che s’intreccia con una vena di erotismo. Così, la Sirena di Vulcano pare essere rapita da un vortice d’acqua che allude al cratere che corona quell’Isola, mentre un uomo l’abbraccia con passione. Nel secondo quadro, invece, gli amanti acquatici sembrano rincorrersi in un gioco che si tinge di tenero erotismo ed evidentemente interpreta bene l’Anima più intima di Alicudi. Infine, la scena che designa Filicudi mostra l’uomo che si slancia a baciare la Sirena che ricambia con vera passione. La virata della Pittura di Antonella verso il citazionismo, che, come abbiamo visto, si dipanò lungo varie e diversificate esperienze, ebbe il suo punto di snodo nell’adesione a quel movimento artistico noto con il nome di Nuova Maniera Italiana che si declinò anche secondo altre definizioni quali Citazionismo, appunto, o Ipermanierismo, Anacronismo e Pittura Colta. La locuzione, infatti, conteneva in sé tutti gli ismi che abbiamo appena citato, ma privi di quella sottile componente deteriore che, inevitabilmente, appartiene a simili termini e che, adesso, invece, venivano del tutto sopravanzati dall’idea rotonda e piena di Pittura fiorita alla luce dell’indicazione vasariana di maniera. Questa nuova corrente artistica gravitava intorno ai nomi di critici importanti come Italo Tomassoni, Maurizio Calvesi e perfino Giulio Carlo Argan che aveva, in parte, abbandonato i percorsi astrattisti degli anni Sessanta e Settanta. Tuttavia, la figura di spicco del movimento, colui che la forgiò nella sua completezza e ne curò la diffusione in Italia e anche in America, fu Giuseppe Gatt. Antonella declina i suoi amori, nel senso che recupera quelle Opere che la solleticano e le reinterpreta con i nuovi mezzi e modi linguistici che si è appena inventata.… È ciò che accade, ad esempio, con l’Annunciazione di Botticelli conservata agli Uffizi, quella che aveva già impiegato per il suo Primogenito con la tecnica delle pennellate di carta, adesso è diventata un teatrino con tanto di cornice da cui fuoriescono le ali dell’Arcangelo Gabriele che, felice, esibisce il velluto di quella veste botticelliana che Alessandro Filipepi mai avrebbe potuto immaginare nei termini con cui Antonella l’ha restituita. Di certo ne sarebbe stato felice e di certo avrebbe notato le sottili trame che la Pittrice di Ischia tesse con le sue citazioni-reinvenzioni. In questo modo, i rimandi e gli intrecci si moltiplicano e se il Candido di Voltaire, come si è visto, richiama Italo Calvino, si capisce perché un altro di questi sogni di gommapiuma, sia dedicato al Barone rampante, dove il giovane protagonista del romanzo, Cosimo Piovasco di Rondò, inizia alla lettura il bandito Gian de Brughi, con cui stringe amicizia, e lo indirizza, ovviamente, sulle pagine di Voltaire. In altri termini, Antonella dice più di quel che dipinge e una tecnica, se si vuole povera, come quella di fil di ferro e gommapiuma, finisce per amplificare l’argomento, tanto che i sogni si rincorrono in un gioco di sponda. Il che, però, non vuol dire che Antonella non possa, in certi casi, quando vuole, graffiare e criticare inserendo una riflessione polemica fra i suoi sogni, come con Operetta, ispirata al testo celebre di Bertolt Brecht intitolato L’Opera da tre soldi, ma resa attuale dalla presenza di alcune caricature di parlamentari italiani. Del resto, il risvolto politico dell’Arte è una costante di tutte le epoche, come sa bene Antonella che non ha potuto fare a meno d’inserire nella sua Galleria dei sogni Il bacio di Hayez ridotto a teatrino. Non è un segreto per nessuno che nelle tre versioni dal 1859 al 1861, al 1867, alludeva all’innamoramento fra Italia e il suo Popolo. Come si vede, le tecniche non convenzionali risultano particolarmente efficaci per reinventare l’Arte e aprire nuove strade alla Creatività. 

 


 

ANTONELLA CAPPUCCIO monografilm

 


 

ANTONELLA CAPPUCCIO biografia narrata da sé medesima

Sono nata due volte: la prima, nell’isola di Ischia, governata dalla sempre mutevole, tenace costellazione dei Pesci, almeno per quelli che credono in queste cose. Quello che è certo, comunque, è che sono sempre stata pronta a cadere in tentazione, nel bene e nel male. Alla fine ho scelto il bene. La seconda volta sono nata diciassette anni più tardi, a Roma, nella casa Cecchi. Per un lungo periodo ho studiato con Maria Baroni e Dario Cecchi, entrambi costumisti designers, ed è a loro che devo la mia formazione artistica e culturale. Dario era anche Scenografo, Pittore e Scrittore. Loro sono stati i miei primi Maestri d’Arte e con loro ho iniziato a lavorare per il cinema e il teatro. Inizialmente come assistente, in seguito, all’età di ventitrè anni, come costumista designer. Ho avuto la fortuna di lavorare con la creme del Teatro italiano, da Pierluigi Pizzi a Danilo Donati, da Maria De Matteis a Ezio Frigerio, Luigi Squarzina, Daniele D’Anza fino a Orazio Costa, Edmo Fenoglio, Silverio Blasi, Giulio Majano, Lina Wertmuller, Paolo Poli. Poli venne, in incognito, alla mia prima Mostra, solamente per discutere, nel suo solito modo gentile, con Goffredo Parise sulla mia Opera ispirata a Botticelli. Questo dipinto, in omaggio all’antico adagio, fu incidentalmente venduto ad una terza persona: Idalberto Fei. Contemporaneamente, insieme alla mia passione per il costume teatrale, a poco a poco, nasceva il mio amore per la Pittura. In questo settore, Dario Cecchi si rivelò un inestimabile e indimenticabile insegnante, guidandomi in un attento e profondo studio di Mantegna, Botticelli, Raffaello, Bellini, da cui ho sviluppato la tecnica del tratteggio e fui iniziata ai segreti della sezione aurea. Ho iniziato a esporre nel 1976. Dopo sei anni di bigamia artistica ho detto addio ai costumi. Dal 1985 al 1994 ho fatto parte del movimento chiamato Nuova Maniera Italiana. Solo nel 1994, quando il desiderio di solitudine e di una ricerca più personale prevalsero sullo spirito di gruppo, ho continuato la mia strada, da sola. Due anni più tardi ho iniziato a lavorare su un tema, una serie di Opere basate sui costumi teatrali. E così, passando di scena in scena, di incanto in incanto, seguendo gli inevitabili sentieri che sono la ricchezza, e anche la seduzione di coloro che lavorano creativamente, ho trovato me stessa al centro del Labirinto. La Pittura sacra: una difficile e delicata prova, una circostanza che, in ogni mito, richiede un Grande Aiuto, una mano guida. E questo mi arrivò nelle sembianze raffinate, per spirito e arte, di Monsignor Paolo De Nicolò. Se mai ho ricevuto un talento, e di quale portata non sta a me dirlo, io non posso far altro che ringraziare. Ciò che posso dire riguardo questo dono è che l’ho coltivato, minuto per minuto, con una tenacia e una passione paragonabile ad una eterna ossessione.

 


 

ANTONELLA CAPPUCCIO principali mostre personali

1976

Galleria Sirio Roma Un’assenza quotidiana testo di Dacia Maraini

1978

Galleria Sirio Roma Disegni testo Dario Cecchi

1979

Libreria Remo Croce Roma Da un nome ad un altro nome omaggio ad Andrea Mantenga presentazione cartella 5 incisioni testi di Mario Lunetta, Antonio Natale Rossi

1980

Galleria Arte Club Catania Da un nome ad un altro nome omaggio ad Andrea Mantenga testi Dario Cecchi, Mino Rosi

1981

Casa del Mantenga Mantova Da un nome ad un altro nome omaggio ad Andrea Mantenga testi Dario Cecchi, Mino Rosi

1982

Chiostro delle Oblate Firenze Dopo la Primavera omaggio a Sandro Botticelli testi Vanni Roncisvalle, Dario Cecchi

1982

Galleria Artenciel Roma Dopo la Primavera omaggio a Sandro Botticelli testi di Vanni Roncisvalle, Dario Cecchi

1985

Studio d’Arte Fraticelli Roma Nuova Maniera Italiana testi di Giuseppe Gatt e Sergio Guarino

1986

Mostra Antologica al Museè d’Art Contemporain a Chamalieres, a Prierè de Montverdun e a Saint Eienne Francia

1987

Sagrato del Duomo Milano Orpheus testo di Lorenzo Ostuni

1988

Consolato Generale d’Italia Lyon France Orpheus testo di Lorenzo Ostuni

1990

Galleria Agorà Palermo De Bello Italico testi di Giuseppe Gatt, Ivana D’Agostino, Sergio Guarino, Domenico Guzzi, Fabrizio Lemme, Katriona Munte, Lorenzo Ostuni, Claudio Strinati

1991

Castello Aragonese Ischia NA Dipinti Neo manieristi testi di Giuseppe Gatt e Sergio Guarino

1994

Complesso Monumentale Santa Maria della Pace Napoli Dipinti ad olio Neo manieristi testi di Giuseppe Gatt, Sergio Guarino, Giorgio Tempesti, Italo Tommasoni

1995

Museo Italo Americano San Francisco Le Chimere testi di Katriona Munte, Lorenzo Ostuni, Vito Apuleio

1998

Palazzo Ducale di Mantova Amor del Sacro e Amor del Profano testi di Rossana Boscaglia, Duccio Trombadori, Mario Carlini, Ginluigi Mattia, Monsignore Paolo de Nicolò, Idalberto Fei

1999

Accademia Nazionale di Costume Roma Amor del Sacro e Amor del Profano testi di Rossana Boscaglia, Duccio Trombadori, Mario Carlini, Gianluigi Mattia, Monsignore Paolo de Nicolò, Idalberto Fei

2002

Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Roma Mostra Antologica 1995-2002 Se una mattina camminando testi di Claudio Strinati, Giorgio di Genova, Duccio Trombadori, Maria Paola Langerano, Idalberto Fei.

2004

Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma Cruciverba testo di Idalberto Fei

2005

Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 Giulio Bargellini Pieve di Cento BO testi di Giorgio di Genova, Guglielmo Gigliotti

2006

Pubblicazione del libro Corpo incredulo disegni e gouaches su perspex testo di Maria Paola Langerano

2007

Enigma-mistica Galleria L’Archimede di Lucio Mucciaccia Roma

Palazzo Venezia Roma Giochi d’Arte testi di Carlo Fabrizio Carli, Ivana D’Agostino, Carla Vangelista, Luca di Fulvio, Lorenzo Ostuni, Claudio Strinati

2009

The Art of Antonella Cappuccio: contemporary italian paintings New Haven USA  Knights of Columbus Museum

2022

Il Gioco dell’Arte Galleria Accademie Roma a cura di Francesco Ruggiero

ANTONELLA CAPPUCCIO principali mostre collettive

1979

Disegni Galleria Charlton Roma testo di Dario Cecchi.

Palazzo dell’Arte Milano testo di Mario De Micheli

1980

Galleria Ferro di Cavallo Roma testo di Mario Lunetta

Assegnazione Premio Fiorino d’oro Abbazia San Zeno Pisa testo di Mino Rosi.

Chateau Sarriod de Latour Aosta Omaggio a Leonardo testo di Mario De Micheli

1982

Museo di Bilbao Spagna Arteder testo di Mario de Micheli

1983

XXVI Premio Michetti Francavilla a Mare testo di Marcello Venturoli

1984

Palazzo Barberini Roma Raffaello e la Sezione Aurea testo di Giorgio di Genova.

La macchina della memoria omaggio a Giordano Bruno Convento Occupato Palazzo Rivaldi Roma

Chiesa di San Paolo e Palazzo del Buon Gesù Macerata e Fabriano I Riflessivi testo Giorgio di Genova

1986

XI Quadriennale d’Arte di Roma Palazzo dell’Arte Eur

Triennale d’Arte Sacra Celano AQ

Cinque pittori, cinque tendenze Osimo AN

Galleria Apollodoro Roma Lo Studiolo di Francesco dei Medici

1987

Biennale d’Arte Sacra Venezia

Palazzo Oliva Sassoferato Ancona Omaggio a Bartolo di Sassoferrato

Premio Ibla Mediterraneo Modica RG

1988

Palazzo Strozzi Firenze Il Museo dei Musei testi di Federico Zeri, Umberto Eco e Aldo Rostagno

Galleria Mayer Schwarz Los Angeles Rodeo Drive Usa testi di Giuseppe Gatt, Sergio Guarino, Giorgio Tempesti, Italo Tommasoni.

1989

Museo Nacional de Belas Artes Rio de Janeiro

1990

Museo del Vettoriale Roma Battaglie di Maniera

1993

Koplin Gallery Los Angeles Usa testi di Ebria Feinblat, Giuseppe Gatt

1996

Rassegna nazionale di Pittura Colta Abbazia Olivetana Rodengo Saiano BR

XXIV Premio Aldo Roncaglia San Felice sul Panaro MO

2001

Museo d’Arte Contemporanea Ostenda Belgio Beetween Heart and Heaven testo di Edward Lucie Smith

Rassegna d’Arte Contemporanea Sulmona L’Aquila

XXVII Premio Aldo Roncaglia San Felice sul Panaro MO

2006

Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Roma Angeli e Angeli testo di Claudio Strinati.

2010

Isola del Gran Sasso Teramo Italia Biennale d’Arte Sacra Le Beatitudini

Presentazione e proiezione del Film Antonella Cappuccio Il Gioco dell’Arte Sala Cinema S.C.E.N.A. di Roma realizzato da Margot Ruggiero

 


 

ANTONELLA CAPPUCCIO comunicazione opere in mostra

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