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Javier │ film Costellazioni

TESTO CRITICO JAVIER Costellazioni Osservando le Costellazioni di Javier s’intuisce di avere a che fare con uno Spirito serafico, la cui volontà varca e viaggia in un campo individuale vivente per un’estensione dilatata, come se il sangue pulsante del battito del cuore del suo Spirito viaggiasse nelle aorte di tutto l’Universo. Un cuore di pietra pieno di vita quello di Javier, come la pietra che Mosé trasformò in sorgente, un torrente di vita ricco di tracce solari, d’una miniera grande tutto lo Zodiaco, oltre le colonne d’Ercole del cielo uranico e delle maree cosmiche di Nettuno, nel regno corvino di Plutone, rosso di gloria più di Marte. Vita pura quella della coscienza dell’Artista che trasforma in forme dense di melodiose sublimazioni, le durezze materiche di questa terra così aspra, per quegli Dèi fatti uomini che sono gli Artisti, chiama a trasformare nell’oro della vita che attraversa il cosmo, il piombo fuso degli inferni musicali. Il pensiero di Javier trasforma i volumi delle pietre in archetipi amplificatori dell’Energia di vita, nascosta in ogni anfratto infinitamente interno dello spazio naturale, onde possano giungere a noi, da quei Portali, echi di innumerevoli mondi che rimarrebbero chiusi e a noi sconosciuti per sempre, se l’Artista non facesse breccia in tale ignoto, creando il ponte che potrà un giorno portare verso quei mondi. E nuovamente dalla pietra sorge la vita in spirali d’armonie, che crescono l’una dal trascorrere dell’altra. Annunciano albe di fiori di nature danzanti che individuano l’universa mobilità del respiro dell’Energia cosmica. Un cuore di pietra, ma non di tenebra, che batte, nudo sangue in dura potenza pulsante, elevato, portante, che la Natura fa letto e cibo per foreste d’idee, simili a melodie, e ritorna alla forma modellata in acqua di pietra, e di nuovo al mistero contenuto nella forma, onde pulsare nuovamente in acque sferee, sempre più grandi, per ritornare nella forma a pulsare sempre più lontano, a formare sfere di cieli di melodie che s’incontrano e si scontrano in liquidi violini e potenti bassi, e di nuovo tornare in cori di miriadi di voci di Dèi che si raccolgono nelle cristallizzazioni dei codici minerali di quei linguaggi volumetrici che chiamano l’Artista a farne liquidi poemi di statica velocità organica, per nuovamente pulsare, balzare, planare e volare, … Non amo che le Rose che non colsi. Le Costellazioni di Javier si mutano in stesure volumetriche in eterno movimento, oscillando armonie e disincanti verso tutto il cosmo. La Scultura diventa così musica organica che scolpisce arcani nello Spazio interiore dell’osservatore, avvolgendolo nei flussi delle pulsazioni cosmiche, nelle maree gravitazionali stellari, a fare di gravità forma e della forma movimento di gravità, che diviene vita senziente di forme animali e di organi cosmici dell’origine, della parte mitica della natura umana dell’Organo corrispondente nel corpo umano, e si formano l’una dall’altra, poiché i movimenti posteriori di ognuna si estendono nei movimenti anteriori della successiva, generando l’Armonia delle Sfere, in un silenzio ieratico nello spazio infinito, fucina di Èfesto di mari inesauribili in cui … naufragar m’è dolce …, come il Leopardi davanti al suo … ermo colle … per andare da dove veniamo, come direbbe Carlo Levi.      

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